Una analisi teologica sul mistero dell’episodio evangelico delle nozze di Cana, del caro amico e fratello spirituale Flavio Ciucani.
Il miracolo descritto in Gv 2, 1–11 è il primo grande segno rivelatore della potenza divina e della missione di Gesù.
Le nozze di Cana: la madre e lo sposo
Di Flavio Ciucani
Giovanni è l’unico tra gli evangelisti che racconta l’episodio delle nozze di Cana (Gv 2, 1–11). Qual è il vero significato di questo che Giovanni chiama «segno (σημεῖον)»? Mi piace ricordare un evento nel momento in cui sono impegnato nella lettura del Vangelo di Giovanni.
Dopo una conferenza con Giorgio Bongiovanni in Lombardia, durante la cena, uno dei commensali chiese «Chi è lo sposo delle nozze?». Si fece silenzio attorno a lui, che, improvvisamente propose un quesito che lasciava aperta ogni ipotesi e ogni curiosità spirituale. Certamente l’interlocutore intendeva capire il rapporto parentale tra Maria, invitata alle nozze e gli sposi.
Più tardi mi sono ricordato di alcune letture che avevo fatto sul pensiero e la vita dei primi cristiani e le opere e il pensiero dei cosiddetti “padri della Chiesa”, per una lezione da tenere ad amici e fratelli.
Prima ho riletto attentamente il passo di Giovanni. Il primo capitolo del Vangelo giovanneo termina con la scelta degli apostoli e l’incontro sotto il fico con Natanaèle (secondo la tradizione l’apostolo Bartolomeo), caso vuole originario di Cana.
«Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».
Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le giare»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». Così Gesù diede inizio ai suoi segni in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui». (Gv 2, 1-11)
Seguendo questo testo (traduzione a cura della Conferenza Episcopale Italiana) si ha l’impressione che Gesù rimproveri sua Madre come se gli avesse chiesto qualcosa. Intanto c’è da considerare che l’invitata è la “madre”: «Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù.» Quindi Gesù è invitato di conseguenza perché figlio della “madre”: «Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli». Questo ci fa capire che tra Maria e gli sposi c’era una qualche affinità parentale. Ad un certo punto viene a mancare il vino e Maria dice a Gesù: «Non hanno più vino.» Sinceramente ad una lettura letterale non sembra una richiesta, ma render noto a Gesù un dato di fatto, una realtà spiacevole sia per gli sposi che per gli invitati. Perché allora Gesù risponderebbe: «Che ho da fare con te, o donna?» Perché evidentemente non è la versione giusta! Il testo latino dice: «Quid mihi e tibi?», che tradotto letteralmente significa: «Che cosa a me e a te?» Più che un rimprovero sembrerebbe significare: «Questa contingenza che significa per la nostra missione, la tua e la mia?», o qualcosa del genere; è come se l’osservazione di Maria facesse scattare in Gesù due sostanziali evidenze. Che forse non era il momento di “fare” qualcosa, e che quella della madre non fosse un semplice mettere a conoscenza del fatto, ma una specie di “rogatoria”. Cosa significa in italiano la parola “rogatoria”? Richiesta da parte un ente ad un altro ente di compiere degli atti per i quali il primo ente non è competente. In parole povere Maria dice a Gesù: «Mostra la tua potenza!» In effetti Gesù le risponde:«Non è ancora giunta la mia ora.» E anche lo stesso Giovanni conclude l’episodio: «Manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.»
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Fonte: http://www.flaviociucani.it/argomenti/vir-pietatis-e-religiosita/37-le-nozze-di-cana-la-madre-e-lo-sposo.html